venerdì 12 novembre 2010

Cosa sogna Arun sulla gru

Lassù non c’è molto da fare. Si parla un po’ e si guarda cosa succede sotto… ma poi? Così Arun dorme di continuo.
 Il freddo, la fame, la noia, anche un po’ di febbre: spesso Arun si assopisce. A metà fra la veglia e il sonno, appena chiude gli occhi di solito vede arrivare i ricordi del Pakistan. Ma qualche volta si presentano i cattivi pensieri e non è facile mandarli via.
 Quel giorno no: niente Pakistan. A popolare la testa di Arun arrivano messaggeri di buone notizie. Sua madre, vestita di bianco, che gli sorride. Poi la pioggia, il pane. Anche il Profeta (che il suo nome sia sempre lodato) e Kadija. 
 È tutto così vivido, reale che stavolta Arun è sicuro: macchè sogno. Sta vedendo quello che accadrà fra poco. Non possono che essere buone notizie.
 Così, quasi con un salto, Arun si sveglia. Gli altri sulla gru lo guardano stupiti. Lui gira gli occhi intorno: sua madre non è lì; niente pane o pioggia... Solamente quel piazzale e sotto quelle poche persone coraggiose.
 Era solo un bel sogno. Arun sta per disperarsi ma di lontano arriva un rumore: in sordina, però si capisce che si sta avvicinando. 
 Arun e gli altri rimangono in silenzio. Talmente immobili che lui pensa: “sì, sto ancora sognando”. Prova a dire qualcosa e non ci riesce: è chiaro che non si è svegliato, altrimenti potrebbe muovere la bocca. Intanto il rumore cresce, si avvicina: tanti piedi che si muovono, urla, canti, gente che urla. Sembra una babele di lingue. Passano i minuti. Arun e gli altri sono immobili ma il resto della scena si anima, cambia di continuo: quel rumore in lontananza è ora più vicino, si trasforma in persone che arrivano da tutte le strade. Un fiume di esseri umani sta per arrivare lì, ai loro piedi. Così tanti come Arun non li ha mai visti. Un sogno meraviglioso: se davvero alla gru ci fosse così tanta gente da non poterla contare … allora sì che avrebbero vinto. Il governo dovrebbe arrendersi.
 Solo un sogno. Gli vien voglia di piangere e allora si dà un pizzicotto per svegliarsi. Così forte che urla: “Ahi”. La scena non cambia. L’unica differenza è che gli altri sulla gru lo guardano e sorridono. Così Arun scopre di aver vinto.
 Questo sogno (ma io spero che non sia un sogno) è stato raccolto da Daniele Barbieri che ogni tanto vola fra le gru, le nuvole e le galassie.

 

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